Gian Maria Vablais


Una grande varietà di soggetti, di scelte compositive, di materiali e tecniche caratterizza la ricca produzione di Gian Maria Vablais, la cui cifra stilistica è comunque riscontrabile nella ricorrenza di forme ovali e di figure, umane o animali, tendenzialmente allungate e filiformi, realizzate con tratto più o meno nervoso, ma sicuramente frutto di una gestualità ampia e sicura. L’uso combinato di pittura e scrittura in cui sovente si riferisce a se stesso in terza persona, quasi a complemento dell'immagine, ricorre nelle opere sia di piccolo sia di grande formato. Talvolta il discorso tende a scarnificarsi al punto da ridursi in segni che non hanno più la funzione di esser letti o decodificati quanto semplicemente guardati e seguiti nel loro andamento ritmico. E’ fra i protagonisti della ricerca, documentata con video e mostra, "Pittura da leggere" (1994); ha partecipato a diverse edizioni di "Arte Plurale", a varie mostre collettive, alla settima edizione della rassegna internazionale "SEGNI20x20" (2011) presso il Castello di Rivalta (To) e alla mostra "Mi stavo imbattendo nell'infinito e mi sono ritrovato qua" a Palazzo Barolo (2015). A partire dagli anni ’70 frequenta gli atelier dei centri diurni torinesi: di Via De Sonnaz (dove matura la propria formazione artistica), di Via Dego, della Circoscrizione 1. Dal 2012 al 2017 frequenta il Laboratorio La Galleria della Città di Torino. Dal 2012 ad oggi frequenta il centro diurno di Via Cellini, Circoscrizione 8. Le sue opere sono esposte nella pinacoteca del Centro Arte Singolare e Plurale conservate nell’Archivio Mai Visti della Città di Torino (www.maivisti.it).



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