Le opere di Massimo Mancino si collocano in un regno che sta "tra la scrittura alfabetica senza referente e il colpo di pennello" (D. Bruna). Caratterizzate da una certa serialità cromatica, si tratta prevalentemente di tempere su carta per le quali predilige contesti cromatici ricorrenti, come il blu, l'arancio e il verde declinati nell'ordine dei 15-20 fogli, che suggeriscono l'idea di una ripetitività relazionale consumata nel quotidiano, ma anche il rimando a tematiche figurative prese dal contesto urbano.
Il disegno è un correlato interessante di Mancino, sopratutto a pennarello o a matita, sempre con la velocità d'esecuzione a lui nota, ma meno seriale e in cui emergono altri soggetti: umani, animali e oggetti di vario tipo. Mancino è anche solito archiviare la sua produzione in scatole, buste di carta, a differenza degli assemblage, realizzati con materiali di recupero, chiodi, viti, colla, oggetti in legno, metallo, cartone e foglie e che rappresentano una parte più effimera della sua produzione perché soggetta a smontaggi e rimontaggi da parte dell'autore stesso. Formatosi in parte presso l'Atelier La Galleria, dal 1996 frequenta il centro diurno CLG Ensemble, dove le sue opere sono prodotte e conservate in particolare a partire dal 2010. Ha esposto in diverse mostre personali e collettive fra cui "Trailer"presso InGenio Arte Contemporanea nel 2015 e per il ventennale del CLGEnsemble a San Pietro in Vincoli (Torino) nel 2016.